Intervista a Lidia Cattelan – 1 agosto 2005

LIDIA CATTELAN, è dirigente scolastico e coordinatrice del Centro Territoriale per l’Integrazione di Bassano e Asiago.

Ci spiega cosa sono i Centri Territoriali per l’Integrazione istituiti in Veneto qualche anno fa?

Sono Centri predisposti dal Ministero dell’Università e della Ricerca, dopo la soppressione dei Provveditorati agli studi di ciascuna Provincia e l’istituzione dei C.S.A. (Centri Servizi Amministrativi), per seguire sul territorio gli alunni con handicap a partire dalla scuola materna e fino alla conclusione della scuola secondaria di secondo grado. Pertanto i problemi dell’handicap invece di essere affrontati a livello provinciale, lo sono a livello territoriale. Nella Provincia di Vicenza sono stati istituiti cinque C.T.I. dislocati nelle seguenti aree geografiche:

  • Vicenza città
  • Riviera Berica
  • Montecchio Maggiore – Arzignano
  • Bassano – Asiago
  • Schio – Thiene

I C.T.I. svolgono tutte le attività che erano delegate al Provveditorato dove un gruppo di esperti sulle tematiche dell’handicap, condotto da un responsabile qualificato, decideva nei confronti di :

  • aggiornamento
  • sovvenzioni da dare alle scuole per l’acquisto del materiale didattico
  • rapporti con le ULSS – protocollo di Intesa
  • rapporti con gli Enti istituzionali, quali la Provincia e i Comuni
  • rapporti con altri referenti territoriali – Associazioni dei genitori, volontariato, …

In che modo i Centri Territoriali per l’Integrazione possono essere un’opportunità per i bambini e ragazzi disabili del Veneto?

Perché il C.T.I. è molto più vicino alle persone e ai loro bisogni. È in grado, infatti, di intervenire in loco e di verificare che cosa si sta facendo, e come, per gli alunni e le loro famiglie, dentro alle scuole e alle classi.

Il Centro Territoriale per l’Integrazione di Bassano e Asiago che Lei coordina è stato designato in ambito scolastico quale referente provinciale per le problematiche connesse con l’autismo e i disturbi pervasivi dello sviluppo. Quali sono le iniziative che sono state messe in atto per migliorare la presenza nella scuola di tutti, di questi alunni e studenti speciali?

  • la SENSIBILIZZAZIONE a tappeto dei Dirigenti Scolastici
  • l’AGGIORNAMENTO di tutto il personale della scuola, di ogni ordine e grado, condotto da operatori di Enti qualificati (come “Autismo Triveneto”), dagli operatori del Servizio ULSS (Neuropsichiatria e Dipartimento Età Evolutiva e Riabilitazione Psicosociale di Bassano, ULSS n. 3), di docenti che operano tutti i giorni a contatto con gli studenti portatori di disturbi pervasivi dello sviluppo:
  • docenti di sostegno non di ruolo
  • docenti di sostegno di ruolo
  • docenti di classe
  • collaboratori scolastici
  • personale amministrativo
  • la DIFFUSIONE delle buone pratiche realizzate sia attraverso gli stessi docenti sia attraverso la testimonianza e l’operato dei genitori
  • l’ACQUISTO DI ATTREZZATURE didattico-tecnologiche in grado di alleviare le difficoltà degli alunni.

Il suo percorso di approfondimento della sindrome e un’analisi delle priorità degli interventi l’hanno portata ad appoggiare attivamente il progetto regionale di Angsa Veneto “Sportello Autismo – Condividiamo i saperi”. Quali saranno le risorse che il Centro Territoriale per l’Integrazione di Bassano e Asiago metterà a disposizione per il conseguimento degli obiettivi del progetto?

  • finanziamento ad hoc che verrà studiato e deciso con i genitori responsabili, in relazione alle necessità
  • dirigenti e docenti che aiuteranno ad attivare il servizio
  • consulenza e informazione sulle attività che si vogliono proporre
  • diffusione di quanto verrà realizzato

Aprire uno sportello significa :

  • avere condivisione dei saperi
  • creare una rete regionale di insegnanti che hanno già avuto esperienze positive sul piano didattico e pedagogico con alunni autistici e affetti da disturbi generalizzati dello sviluppo
  • fare circolare le metodologie e confrontare le varie possibilità di approccio in modo tale che ogni scuola sia in grado di accogliere l’alunno che proviene da scuole diverse.

Molte iniziative scolastiche a favore di bambini e ragazzi con autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo sono state possibili grazie al suo appoggio e alla sua personale presa di posizione. Per quale ragione si sente così vicina a questa disabilità?

È un discorso molto lungo e che parte da lontano quando, ragazzina della scuola elementare, ho focalizzato per la prima volta una persona disabile. Si trattava di una persona adulta, un uomo, che faceva paura a noi bambini perché aveva comportamenti diversi da tutti e ci pareva non avessero senso. Accanto alla paura c’era la curiosità di vedere da vicino e di sapere perché questi faceva gesti e aveva manifestazioni così eclatanti e distanti dal nostro modo di vedere la gente. Ho saputo poi che l’uomo, assai giovane (vent’anni) ma che a me pareva vecchio, era un “ritardato mentale” che non sapeva parlare. Capivo che cosa significasse ritardo, ma non sapevo che ce ne fosse uno chiamato mentale . Ho tormentato la mamma per giorni e giorni finché lei mi ha spiegato che era nato così, che non faceva del male, ma che noi bambini dovevamo starne alla larga, non dovevamo farlo arrabbiare perché altrimenti …

Che cosa avrebbe fatto con precisione, non lo so nemmeno ora, so solo che avevo una grande paura. La paura mi ha trattenuta dal fare altre domande, ma non mi ha impedito di osservarlo a distanza mentre lavorava sui campi o se ne stava intorno alla casa senza fare nulla o accucciato in un angolo a dondolarsi e sembrava guardasse il cielo, i prati, i campi, le persone da molto lontano. Anch’io guardavo il cielo e mi inventavo racconti sulle nuvole e le loro forme, sul colore della sera o del temporale, sul rumore della pioggia e mi piaceva pensare che anche lui, pur non parlando avesse le stesse sensazioni. A volte gridava e sembrava rincorrerci, ma poi si fermava improvvisamente ed era come se noi non ci fossimo e se lui non ci vedesse. Il ricordo di questo uomo mi ha accompagnato per anni: mi domandavo che cosa provano queste persone e perché hanno questi problemi. Ho avuto modo di pensarlo a lungo perché sono stata molto ammalata. Ho passato ore ed ore a letto da sola a guardare il soffitto e a contare le travi, i nodi scuri del legno, i buchini operati dalle tarme ed allora lo vedevo con gli occhi della mente e provavo per lui pena e tormento perché capivo che lo facevano lavorare gridandogli ordini, minacciandolo con gli arnesi del lavoro, imponendogli le cose. Avrei voluto avvicinarmi, ma avevo paura e stavo lontana da lui. Non ricordo quando e perché, ma non lo vidi più e mi dissero che era morto. Pensavo fosse ammalato (per questo era morto), ma non come lo ero io, sapevo che era qualcosa di più serio e di più grave. Intanto sono cresciuta, se non in statura in età, ed ho incontrato il disagio entrando nella scuola dell’obbligo come insegnante di ruolo in una classe prima elementare “normale”. Accanto alla scuola c’era un Istituto per bambini disabili gravissimi e quando li ho incontrati, era il 1974, ho rivisto quell’uomo e me bambina.

È scattato un qualcosa che mi ha messa sulle tracce della sofferenza che avevo intuito nella mia infanzia ed io non sono più stata quella di prima. Ho cominciato una nuova vita ed un nuovo modo di fare scuola perché sono convinta che solo la scuola ha la forza di farsi carico di problemi così gravi e di alleviare la sofferenza di questi alunni e delle loro famiglie perché nella scuola ci sono gli altri bambini e sono loro che imparano, sono loro che ne traggono beneficio, sono loro che si integrano e che imparano a farlo sia a livello personale sia a livello sociale. Da allora sono passati molti anni ed ho avuto esperienze straordinarie che mi hanno fatto capire che dietro a ciò che viene definito handicap si nasconde un universo di pensieri e di umanità che noi conosciamo pochissimo, ma che vale la pena di indagare e di approfondire. E mentre lo facciamo risistemiamo la scala dei valori e delle priorità. Prioritario è pensare con il cuore e il cuore ci dice che, se siamo onesti e lavoriamo con passione, riceviamo molto di più di quello che diamo.

Scroll to Top